Giornalino d'istituto Euridice

Alessandro Plizzari: da Crema verso la gloria

Alessandro Plizzari nasce a Crema il 12 marzo 2000. Inizia la sua esperienza tra i pali prestissimo nei primi calci del Castelnuovo, un piccolo quartiere di Crema. Passano un paio d’anni e il suo talento viene riconosciuto da molte squadre professioniste del panorama italiano.
All’età di 6 anni inizia a giocare per l’A.C. Milan, dove non ha il tempo di finire tutte le trafile delle giovanili che si impone come uno dei migliori talenti del vivaio rossonero e diventa il primo giocatore nato negli anni 2000 ad essere convocato in Serie A, per poi essere aggregato nella stagione 2016-2017 alla prima squadra come terzo portiere. Lo stesso anno vince la Supercoppa italiana contro la Juventus. L’anno seguente viene ceduto in prestito alla Ternana, militante in Serie B e il 6 agosto 2017, a 17 anni, fa il suo esordio tra i professionisti, in occasione della partita di Coppa Italia contro il Trapani, offrendo una buona prestazione. Venti giorni dopo debutta in campionato, nel pareggio casalingo contro l’Empoli per poi collezionare 19 presenze nel corso dell’anno. Nella stagione 2018-2019 ritorna al Milan in prima squadra, dove milita tutt’ora.
Il ragazzo, inoltre, vanta già un ricco palmares nelle esperienze con la maglia azzurra. Con la nazionale Under-17 nel 2016 partecipa all’ Europeo. Nel 2017, a soli 17 anni, viene inserito tra i convocati della nazionale Under-20, in occasione del Mondiale in Corea del Sud e nella finale per il 3º/4º posto contro l’Uruguay si rende protagonista parando due rigori nella serie conclusiva, consentendo così all’Italia di conquistare il terzo posto. Il 19 maggio 2018 riceve la prima convocazione in nazionale Under-21, per le partite amichevoli contro Portogallo e Francia. Nel luglio 2018 si mostra protagonista all’Europeo Under-19, dove ottiene il secondo posto.

Sei approdato al Milan da bambino e hai ci hai giocato per tanti anni, qual è il ricordo più bello che hai legato ai colori rossoneri?

Sicuramente il primo giorno in cui ho indossato ufficialmente la maglia del Milan: è stata una grandissima emozione, anche se ero piccolino e forse ancora non capivo fino in fondo l’importanza di portare i colori rossoneri. Di ricordi poi ce ne sono tanti: quelli legati alle vittorie, alle amicizie nate che rimangono forti ancora oggi, come quella con Matteo Gabbia.

Quanto è importante per un giovane “farsi le ossa”, magari in serie minori, ma comunque giocando con continuità?

Poter giocare con continuità è molto importante e per me la scorsa stagione è stata un banco di prova. Allo stesso tempo essere tornato al Milan, uno dei Club più importanti al mondo a cui devo tutto, mi permette di confrontarmi ogni giorno con grandi campioni e grandi professionisti sia in campo che fuori. È una crescita continua per me che ancora non ho dimostrato nulla.

Che emozioni si provano a indossare la maglia della Nazionale? Cosa prova un giovane quando ascolta l’inno prima della partita e sa di stare rappresentando l’Italia?

Poter rappresentare la propria l’Italia è un’emozione forte. Scendere in campo e ascoltare l’inno dà una carica pazzesca e allo stesso tempo ti fa sentire responsabile. Anche nelle squadre giovanili della Nazionale.

Il Memorial Renato Ferri e il Trofeo Dossena: due competizioni diverse tra loro ma molto importanti a livello giovanile, non solo per il cremasco: quanto ti hanno segnato queste due manifestazioni? Che ricordi hai legati a quei momenti?

Entrambe le competizioni sono state importanti per me e penso lo siano per il panorama del calcio giovanile. Puoi confrontarti con squadre diverse da quelle dei vari campionati e sono, inoltre, momenti di incontro. Ricordo bene quando, due anni fa, sono stato alla presentazione del Memorial Ferri per ritirare un premio, una stupenda cornice con le immagini dei miei primi passi nel calcio. Ricordo molto bene anche il Trofeo Dossena, dedicato alle formazioni Primavera: nel 2016 abbiamo vinto ai rigori contro il Valencia. Per un portiere vincere ai rigori, forse è ancora più bello, certo lo stress è anche molto più alto. Le emozioni che ho vissuto partecipando a questi tornei sono state molto forti anche per il legame con la mia terra.

C’è qualche grande portiere a cui ti ispiri cercando di ripercorrerne i passi? E tra quelli con cui hai avuto l’opportunità di allenarti, chi ti ha impressionato di più?

Come per tutti i bambini che volevano fare il portiere, all’epoca per me l’idolo era Gianluigi Buffon. Ora, anche se forse sembra scontato, è Gigio Donnarumma l’esempio da seguire, nonostante abbia solo un anno più di me. Con la sua tenacia sta dimostrando di essere tra i migliori portieri avendo davanti a sé ancora una lunghissima carriera. Avere esempi come lui, Pepe Reina, e negli anni passati Abbiati è stato ed è un privilegio, così come avere uno staff di preparatori guidato da Valerio Fiori di grandissimo livello.

Nell’ultimo periodo stanno emergendo molti talenti promettenti dai vivai italiani. Ti chiediamo di sceglierne uno che, a parer tuo, può diventare un crack a livello internazionale.

Ci sono tanti giovani che possono arrivare ad altissimi livelli, uno di questi ce l’ho anche in squadra.

Quest’anno hai avuto la fortuna di allenarti con due attaccanti, uno affermato da anni ad altissimi livelli, Higuain, e uno emergente, Piątek: chi ti ha impressionato di più?

Sono entrambi grandissimi professionisti.

Hai un sogno nel cassetto che ti senti di confidarci?

Non ho ancora fatto nulla e non ho ancora dimostrato nulla … il mio sogno nel cassetto è proprio quello di poter continuare a migliorarmi e dimostrare di poter indossare i guantoni ancora a lungo.

Matteo Vailati
4D scientifico

3 maggio 2019