Giornalino d'istituto Euridice

Capitolo 6: Una spia Cartaginese

6° Episodio del racconto a puntate: “Messaggio in bottiglia” – Stella Ferla

Capitolo 6

Una spia Cartaginese

E’ l’ottavo giorno di Cohiac, Roma ribolle, è in fermento, come ogni giorno, affollata di cittadini indaffarati, ciascuno diverso dall’altro, nessuno di loro può immaginare che un povero innocente sia riverso a metà tra la vita e la morte in uno dei fossi presso le grandi mura, ma è proprio così: Santippo è ancora vivo, nonostante quei cerberi senza pietà siano convinti del contrario. Dio gli ha concesso di poter vedere la luce un altro giorno, sicuramente Santippo non sprecherà quest’opportunità, la sfrutterà al massimo, nonostante qualsiasi ostacolo possa ancora capitargli, riuscirà sicuramente a raggiungere il nobile obiettivo: la corte Cartaginese. 

Santippo solleva gradualmente le palpebre, un’azione rituale, ma un’impresa dolorosa per il povero giovane, stremato da quei colpi potenzialmente mortali. Santippo non è completamente conscio del suo aspetto in quel momento, ma il suo volto tumefatto è davvero obbrobrioso ed inquietante, è divenuto una maschera di sangue. Le sue braccia sono spezzate, prova un dolore lancinante a qualsiasi parte del corpo, le sue gambe hanno assunto un colore violaceo, ma non sono rotte e questo basta a Santippo per proseguire il suo cammino. La sua vita è salva solo grazie al fatto che quei legionari pensavano che fosse già morto, quando invece non era così, Ba’al Hammon l’ha risparmiato. 

Durante il massacro Santippo ha pensato che quegli individui se la fossero presa con lui per il semplice fatto che tutti i Romani sono crudeli, avrebbero ripetuto la stessa scena con qualsiasi altro pover uomo di passaggio, lui ai loro occhi non era diverso dagli altri. Però, durante la tortura, quando Santippo ha udito quell’ultima minaccia da parte di quei mostri, nella quale hanno parlato di spie contro Roma, tutto era divenuto improvvisamente chiaro. Quei rozzi individui dovevano aver notato e riconosciuto l’amuleto e probabilmente hanno pensato che il legato fosse una spia, un infiltrato, che avrebbe riferito tutto ai Cartaginesi, magari qualche segreto sulla disposizione dell’esercito o qualche anticipazione sulla prossima imboscata. 

Ora Santippo è deciso a non pensare a ciò che è appena accaduto, ma gli risulta davvero arduo. Ciascun livido fa affiorare alla mente quegli istanti di paura, disperazione e allo stesso tempo rassegnazione. Il dolore è lancinante, ma la determinazione e la fedeltà di Santippo sono impareggiabili. Ancor più deciso di prima si dirige in cammino verso il porto di Neapolis.

Stella Ferla – 3D Liceo Scientifico