Giornalino d'istituto Euridice

HEART ATTACK: LA SCUOLA SCENDE IN CAMPO PER UNA CITTADINANZA ATTIVA

L’I.I.S. “Racchetti – da Vinci” si è reso partecipe, nel corso dell’anno scolastico 2019/2020, di un interessantissimo progetto, intitolato Heart attack – Scuola salvavita, che prevede la donazione da parte del Rotary Club di Crema di ben tre defibrillatori (Dae) e la formazione all’utilizzo di quest’ultimi attraverso un corso tenuto dalla Croce Rossa locale e indirizzato non solo al personale scolastico, ma anche agli studenti dell’Istituto. La nostra scuola è la prima a livello regionale a prendere parte all’iniziativa che fa dell’aforisma “La scuola scende in campo” il proprio motto, e questo primato riempie di orgoglio tanto gli alunni quanto lo stesso Dirigente Scolastico, Claudio Venturelli. Di seguito le sue parole.

Partiamo da una domanda classica: chi le ha suggerito, se è stato qualcuno a farlo, di partecipare a questo progetto?

È stato un processo molto semplice: da quando sono nella scuola, ho sempre osservato l’importanza dell’ambito della sicurezza, e qualche tempo fa notai che nel nostro Istituto mancava un ausilio importante come quello del defibrillatore. Così, cominciai a chiedermi come poterne avere almeno uno, cosa che tuttavia reputavo ancora insufficiente: instaurai un rapporto diretto, attraverso Luca De Vincenzi, con il comitato genitori della scuola, che si è spesso reso promotore di importanti iniziative. Dopo aver realizzato che erano riusciti ad ottenere la donazione di ben tre defibrillatori, cominciai a pensare che fosse necessario avere qualcuno che li sapesse usare nel modo più corretto e rapido possibile. Il comitato contattò quindi l’associazione “Un cuore per amico” di Crema, che organizzò un corso con la Croce Rossa locale indirizzato ai docenti e a tutto il personale ATA per un totale di 30 partecipati: due sabati e due domeniche di intenso apprendimento. Allargando successivamente il progetto agli studenti, giudicammo le classi quarte le più idonee alla formazione ed estraemmo sei classi partecipanti tra tutti gli indirizzi dell’Istituto, in quanto si trattava di un corso quasi ad personam e quindi, per forza di cose, era necessario un numero ristretto di partecipanti. Tra parentesi, anche io lo scorso 31 agosto, con un corso di cinque ore, ho reso attiva la mia parte all’interno del progetto. Ultima cosa ma non per importanza, permettetemi di dedicare una menzione speciale alla Signora Consuelo Parati, che si è attivata in modo esemplare per realizzare al meglio l’iniziativa.

Siamo il primo istituto a livello regionale ad aderire ad Heart Attack. È maggiore l’orgoglio per questo primato o l’inquietudine per la mancanza di attenzione verso un tema così importante?

È vero, abbiamo prevenuto la legge di obbligatorietà sul possesso dei defibrillatori, che al momento giace in Senato in attesa di approvazione. Questo è motivo di grande orgoglio (e ci tengo a ringraziare di nuovo genitori e insegnanti), ma genera anche una leggera inquietudine, più che altro perché so che il momento in cui si “scenderà in campo”, sperando che non capiti mai, sarà un momento di grande angoscia. Ma viviamo nella consapevolezza e nella sicurezza che la scuola sarà pronta e è in buone mani.

Il nostro ministro Fioramonti ha, nella sua lettera, commentato questo progetto come “espressione della scuola come comunità: una scuola che crea sinergia, che fa rete, che diventa un punto di riferimento importante per il territorio.” Condivide questa posizione?

Condivido pienamente. Anche io intendo assolutamente la scuola non come un limitatissimo agglomerato di burocrazia e insegnamento, bensì come un qualcosa che crea delle relazioni, una rete, una comunità che converga verso il benessere collettivo (ovviamente non senza delle regole). Il nostro fine ultimo non è dunque solo un’istruzione didattica, ma un’istruzione alla socialità e un’educazione ad essere cittadini con la C maiuscola.

Pensa ci sia ancora molto lavoro da fare per realizzare al cento per cento anche nella vita quotidiana questa idea di scuola tratteggiata dal Ministro? Se sì, in quale direzione?

Certo che sì, siamo assolutamente in itinere. Stiamo lavorando tutti i giorni con grande intraprendenza e apertura a micro e macroprogetti. Un esempio? La Giornata della Poesia dello scorso anno, di cui sono rimasto molto soddisfatto. Eventi come questi non sono spot pubblicitari, bensì metodi per mettersi in gioco e farsi sentire, far capire al territorio che il “Racchetti – da Vinci” vuole essere e non solo esistere, e non semplicemente come scuola ricca di impegni e interrogazioni, ma come fulcro della cultura, come fucina di giovani cittadini pronti a spiccare il volo.

Heart Attack sembra essere un ulteriore passo lungo la strada della sensibilizzazione a temi importanti e dell’educazione ad essere cittadini con la C maiuscola. Quanto pensa possa essere rilevante il ruolo della scuola, che sembra effettivamente essere cresciuto molto negli ultimi anni, in questo contesto?

Senza ombra di dubbio, fondamentale. Basti pensare al tempo che i ragazzi trascorrono occupandosi della scuola: oltre alle 5/6 ore mattutine, si aggiungono i pomeriggi di studio, i rapporti extra-scolastici con i compagni e molto altro. Noi lavoriamo per non lasciare che i nostri studenti vivano un Liceo anonimo, portandosene dietro un brutto ricordo. In questo senso, progetti come Heart Attack aiutano, e infatti sarà affiancato anche da Earth Ambassador, un percorso che vede la scuola prendere parte attiva nella questione dell’ambiente; è iniziato già l’anno scorso, ma toccherà il suo apice nel corso di quest’anno: si avranno novità in Primavera!

Che significato personale spera possa avere Heart Attack per ogni alunno che vi prende parte?

Partiamo dal suo motto: “La scuola scende in campo”. Vorrei che ognuno capisse che non si tratta solo del campo del pronto soccorso, ma più in generale della vita. Invito tutti gli studenti a affrontare l’iniziativa come un’esperienza che, a prescindere dall’esito, sarà molto formativa e andrà a far parte di quel bagaglio di competenze che consentono ai nostri liceali di entrare bambini e uscire dalle nostre mura come uomini. Desidero che la nostra scuola risulti utile a questo proposito, anche perché credo fermamente che essa sia la prima fonte di educazione per un ragazzo: niente riuscirà mai ad eguagliare il potenziale relazionale che essa offre, in quanto consente contatti diretti non solo con i pari età, ma con un ampio raggio di individui tutti diversi l’uno dall’altro. Credo e spero, insomma, che fornisca relazioni e comunicazioni a sufficienza per far sì che essi si facciano strumenti di crescita per una cittadinanza attiva.

Tommaso Ferla

5D liceo scientifico

9 novembre 2019