Giornalino d'istituto Euridice

“L’Angolo del Dornetti”: si parla di cinema al “Racchetti – da Vinci”

Nei giorni del Festival di Cannes, parliamo di cinema con un grande appassionato, il professor Vittorio Dornetti.

Ho avuto il piacere di intervistare il professor Dornetti, ex professore di lettere del liceo “Racchetti – da Vinci” e grande appassionato di cinema, che quest’anno ha tenuto nel nostro istituto un ciclo di incontri sul rapporto tra il Cinema, la Letteratura e la Storia, grazie al progetto organizzato dalle professoresse Francesca Bossi e Daniela Gozzoni.

Qual era la sua professione prima di andare in pensione?

Beh, io facevo l’insegnante, ho insegnato lettere per molti anni, quasi una trentina qui allo scientifico e una decina in una scuola privata a Milano. Ho fatto quello che volevo fare.

La sua passione per il cinema dov’è nata?

Ecco, questa è una domanda interessante. Me lo sono chiesto molte volte. Certamente ha radici molto lontane… Mi ricordo che da bambino amavo andare al cinema dell’oratorio del mio paese, Bagnolo Cremasco; già da allora mi piaceva. I miei genitori, in particolar modo mia mamma, non hanno mai ostacolato questa passione; e poi il cinema è stato, soprattutto per la mia generazione, una scuola e un modo per aprirsi al mondo. Inoltre, tra la letteratura, che ho appunto insegnato per anni, e il cinema ci sono veramente tantissimi punti di contatto: i linguaggi sono molto diversi, ma ci sono anche degli aspetti coincidenti, come la trama, il dialogo ecc… Sia la letteratura che il cinema si interrogano sul presente, quindi c’è un collegamento molto forte. Per questo ho usato e uso spesso il cinema come strumento didattico, proprio come ho fatto con voi.

Se dovesse dirigere un film o scrivere una sceneggiatura, quale genere preferirebbe?

Sono un appassionato di horror, mi piacciono molto, e, se dovessi dirigere un film, sarebbe un horror o un thriller. Ci vuole però, per dirigere un film, una preparazione tecnica che io non ho; ho imparato da autodidatta, quindi non ne ho la possibilità. Ma so che ci sono dei miei studenti, che hanno studiato cinema, che stanno ora iniziando a produrre dei corti di qualità davvero buona e discreto successo. Per quanto riguarda la sceneggiatura, non mi è mai capitato di pensarci, probabilmente perché io non sono un creativo, non so scrivere o narrare, il mio ruolo è quello di cercare di capire cosa dice il testo, l’opera d’arte.

Un film che tutti dovrebbero vedere?

Un film che io ho amato tantissimo è I Guerrieri della Notte di Walter Hill, che ho anche proposto proprio alla vostra classe. Questo film mi è servito tanto perché è una trasposizione moderna dell’Odissea e del romanzo cavalleresco. Un altro film attuale di un regista che io amo molto è Pulp Fiction di Tarantino. Oppure un film che è contemporaneamente un capolavoro assoluto e una riflessione molto ricca e profonda è Apocalypse Now di Francis Ford Coppola.

Secondo lei, ha più impatto sullo spettatore rappresentare una sceneggiatura sul piccolo o sul grande schermo?

Questa è proprio una bella domanda. Devo dire che il raffronto si può fare ma i due generi non collimano perfettamente, perché hanno delle intenzioni diverse. Da un lato, la prima risposta da darti è che ormai il serial tende a mimare il film, che a sua volta ha come modello il teatro. In Italia siamo ancora nella TV generalista, un po’ indietro, ma le grandi piattaforme come Netflix, Infinity, Sky e Amazon Prime producono molti serial estremamente interessanti, i quali si rifanno al linguaggio cinematografico. Secondo me, con un film, è possibile dire qualcosa di più profondo, perché un film è più compatto, molto più studiato e non permette digressioni, quindi se si ha in mente un obiettivo, un approfondimento, una critica di costume o un problema esistenziale, un film funziona di più. Con la serie è più difficile, perché deve tenere un certo numero di episodi e deve avere una scansione, come i romanzi d’appendice di una volta: bisogna concludere l’episodio con una scena che invogli a vedere quello successivo. Quindi una serie ha obblighi diversi, e poi, siccome la trama deve essere più complessa, ci sono delle storie secondarie che un po’ disorientano, saranno anche interessanti, ma se si vuole portare avanti un discorso serio, non aiutano. Detto questo, anche mediante le serie si possono dire cose importanti, ma esse hanno più impatto in un film fatto bene.

Prima mi ha detto che uno dei suoi registi preferiti è Tarantino, ha invece un’attrice o un attore preferiti?

Sono cresciuto con il mito di Audrey Hepburn, sono vecchio e non mi vergogno a dirlo [ride]. La cronologia non è un’opinione! Lei rappresenta il mito della donna elegante, raffinata, molto bella, con un viso splendido; immagine che ha trasmesso anche al di fuori del set cinematografico. Tra le attrici attuali ce ne sono tante, tuttavia sono sempre affascinato dalle star del passato, come Claudia Cardinale, oppure Valeria Ciangottini, che è stata protagonista di un film di Fellini intitolato La Dolce Vita e che è completamente sparita dopo. Un vero peccato! Per quel che riguarda gli attori, uno bravissimo è Clooney: è molto bello e di un’intelligenza strepitosa, grande in tutti i sensi.

Qualche film prossimo all’uscita che le piacerebbe vedere?

Uno è un film di Michele Bellocchio, sono cresciuto guardando i suoi film dato che è regista di quando ero giovane, dell’era ribelle del ’68. Lo ammiro molto perché ha avuto il coraggio di auto-criticarsi; il film s’intitola Il Traditore, racconta la storia del pentito Tommaso Buscetta. E poi, altro film che vorrei tanto vedere, è il prossimo di Tarantino, C’era una volta a Hollywood.

Se dovesse rappresentare un momento, o un periodo della sua vita in un film, quale sarebbe?

Probabilmente sarebbero i miei anni da studente universitario, lì ho incontrato persone molto speciali che poi sono diventate importanti e anche di un certo livello nel mondo della letteratura e dell’università. Ma anche il periodo in cui ho insegnato, perché era proprio quello che volevo fare e ce l’ho fatta; volevo fare l’insegnante di liceo perché, e di questo mi accorgo soprattutto ora, a posteriori, che è stata la strada in cui ho reso meglio. Se avessi scelto un altro tipo di insegnamento non sarei forse soddisfatto come lo sono del lavoro che ho svolto qui, dove credo di essere stato bravo.

Cosa ne pensa delle saghe dette Fandom spopolate negli ultimi anni, come la saga di Harry Potter, Percy Jackson, Hunger Games?

Li ho visti tutti, soprattutto la saga di Harry Potter e Il Signore degli Anelli e mi sono piaciute molto, sono fatte bene.

Anche il rapporto tra ciò che era stato scritto nel libro dallo scrittore o scrittrice e la sceneggiatura?

Sì, perché si prestavano molto. Il Signore degli Anelli era di per sé molto cinematografico; Harry Potter secondo me è stato proprio pensato come qualcosa che doveva diventare un film. Sono convinto che la scrittrice J. K. Rowling, che è una grandissima scrittrice post-moderna, avesse in mente il cinema quando ha scritto la saga, quindi i suoi romanzi sono di per sé una sceneggiatura; infatti adesso lei scrive sceneggiature tranquillamente.

Io sono un cinefilo, ho visto di tutto, dalle opere più elaborate alle serie non proprio profonde … [ride di nuovo].

Il prof. Dornetti è riuscito a comunicare a noi studenti la sua passione e a entusiasmarci. Chi volesse continuare a conoscerlo, visiti il blog L’Angolo del Dornetti (https://angolodornetti.wordpress.com/), dove potrà leggere recensioni e commenti a moltissimi film, fatti dal nostro professore.

Sofia Ida Cestari

2A classico