Giornalino d'istituto Euridice

QUEL BULLO DI DON RODRIGO

Consideriamo il fatto che la scuola nel paese
è un’istituzione alquanto reazionaria, repressiva:
reagisce alle reazioni, non stimola interessi
non produce cultura ma propone da cent’anni
le stesse vecchie storie di sposi in riva al lago,
gli stessi schemi mentali, obsolete concezioni

Bluvertigo

Al di là del carattere aspramente provocatorio di questo testo musicale dei Bluvertigo, è chiaro il senso profondo del messaggio in esso contenuto: la storia narrata da Manzoni, se ostinatamente piegata a una didattica di tipo tradizionale, rischia di diventare l’emblema di una scuola chiusa su sé stessa e incapace di rinnovarsi, facendo di Renzo e Lucia due personaggi “muti”, lontani dall’immaginario giovanile, difficilmente apprezzabili e comprensibili da una classe di quindicenni.          

Vorrei quindi provare a spostare il perno, il fulcro della storia. Non più i due promessi sposi. Oggi un ragazzo di seconda superiore la promessa di matrimonio non sa neanche cosa sia: è un concetto desueto, quasi come il matrimonio, che nella società di oggi non è più una priorità. 

Il centro sarà l’antagonista, don Rodrigo, e il titolo secondo me potrebbe essere quello che Umberto Eco ha dato alla sua rivisitazione de I promessi sposi: “Quel bullo di don Rodrigo”.

Un ragazzo di quindici anni oggi afferra immediatamente il concetto di “prepotente che fa del male ai più deboli”, perché, purtroppo, ha ben chiaro che cosa sia il bullismo.

Ci sono molte analogie tra le relazioni dei personaggi manzoniani e le dinamiche di sopraffazione che si instaurano talvolta tra gli adolescenti. Don Rodrigo è prepotente, guarda dall’alto in basso i più deboli e i più indifesi, vuole a tutti i costi ottenere ciò che desidera, anche con la violenza, si fa circondare da canaglie, brutti ceffi che lo venerano, spavaldi quando agiscono in gruppo, nullità quando sono da soli. Poi c’è don Abbondio, che dovrebbe in teoria essere buono e coraggioso, ma poi, quando assiste ai soprusi, tace e si gira dall’altra parte, come spesso accade tra i giovani. Infine ci sono le vittime, i deboli che nulla possono contro i torti che subiscono. Bisogna ricordare che la causa delle peripezie dei due sposi nasce dal capriccio di don Rodrigo, che brama Lucia, donna oggetto: possiamo solo immaginare cosa il perfido signorotto le abbia detto la prima volta che la vide e cosa avesse avuto intenzione di fare una volta rapita.

Abbiamo notato come calzi quell’appellativo dato a don Rodrigo nel titolo, ma cosa accadrebbe se sostituissimo bullo con misogino? Oppure mafioso, razzista, omofobo e così via? È una storia di sopraffazione e di violenza declinata in molti modi: nel linguaggio, nell’atteggiamento, nei desideri. La violenza ha un significato universale, fa parte della natura umana. Questa storia non rappresenta l’attualità dell’Italia, ma di tutti. La vediamo nei conflitti armati che insanguinano il pianeta, nei femminicidi, punto estremo della violenza di genere, nella mafia, nel terrorismo internazionale, nel bullismo. 

Un giovane ragazzo sa esattamente cosa sia la violenza, molto più di cosa sia una promessa di matrimonio. Per vincerla bisogna guardarla in faccia, essere consapevoli che è dentro di noi. Manzoni lo dice chiaramente ai lettori di ieri e di oggi.

Roberto Bombari 5D scientifico

9 novembre 2019