Giornalino d'istituto Euridice

Recensione libro “Il canto di Calliope” 

“Quando finisce una guerra, gli uomini perdono la vita. Le donne perdono tutto il resto.” 

“Cantami, o Musa”, così comincia il romanzo di Natalie Haynes, che racconta la terribile caduta di Troia dal punto di vista delle donne, le quali nei poemi epici hanno un ruolo marginale e spesso trascurato. In questo modo si scoprono i pensieri di Andromaca, di Cassandra, di Penelope, ma anche di ninfe e dee e, tra tutte, anche di Calliope, Musa della poesia epica. Proprio da lei parte l’iniziativa di raccontare della guerra di Troia da un’altra prospettiva, forse quella su cui si notano meglio gli effetti devastanti del conflitto; ogni personaggio femminile, inoltre, si presenta a suo modo: per esempio, si conosce Penelope attraverso le lettere che ogni anno invia al marito, occupato dal viaggio e da numerose avventure. Cassandra? Lei viene presentata da Calliope, che ne riporta i pensieri; mentre le donne troiane vengono presentate insieme, per sottolineare che i loro sentimenti sono gli stessi, così come il loro destino, quasi a simboleggiare un’unica persona. Questo nuovo modo di raccontare la caduta di Troia, sia dal punto di vista stilistico che da quello dei fatti veri e propri, permette di vedere con uno sguardo diverso quanto raccontato nei poemi e porta irrimediabilmente il lettore ad affezionarsi alla maggior parte dei personaggi. Per quanto concerne lo stile, il romanzo non risulta difficile da leggere perché scritto in prosa e in diverse parti si riconoscono epiteti presenti nella versione in poesia trasformati in modo da concordare anche nella prosa. Si consiglia la lettura a quanti conoscono bene le vicende della guerra di Troia, altrimenti il libro perderebbe la sua funzione di riplasmare una storia già conosciuta in una versione tutta nuova. 

Leggendo questo romanzo anche io ho rivalutato la vicenda e ho compreso la frase detta da Calliope “La guerra non è uno sport da decidersi in una rapida sfida su una striscia di terra contesa. È una ragnatela che si estende verso le parti più lontane del mondo, trascinando tutti dentro di sé.” Nonostante la frase fosse riferita a un contesto distante dal nostro mondo e dalla nostra realtà, la trovo comunque parecchio attuale: la guerra in Ucraina non ha forse toccato anche noi, anche l’America, seppur distanti? L’inflazione si è fatta sentire in parecchi Paesi, ovunque sono state prese misure per ridurre le entrate provenienti dalla Russia: l’autrice in questo libro ha lasciato parecchi riferimenti al presente, per comunicare che nessun romanzo è mai troppo distante dalla realtà. Altro elemento davvero attuale è riferito a Gaia, la Grande Madre nata da Caos, il primo degli dei; ella era la personificazione della Terra e i suoi pensieri, che riporto in seguito, sembrano proprio quelli che il nostro pianeta, nel bel mezzo di una crisi climatica, potrebbe esprimere. 

“Provò un’enorme tristezza: il suo scopo era nutrire e provvedere ai bisogni degli uomini. Ma loro continuavano a prendere da lei più di quanto aveva da dare”

“Perdonatemi, ma non ce la faccio più a sostenervi”  

“Sta imparando che da ogni guerra i vincitori possono uscire distrutti tanto quanto i vinti. Hanno ancora la vita, ma hanno rinunciato a tutto il resto per conservarla. Sacrificano quello che non si rendono nemmeno conto di possedere finché non lo perdono. E quindi l’uomo che vince la guerra solo raramente sopravvive alla pace”. Questo invece è un pensiero di Calliope rivolto all’aedo che dovrà raccontare l’intera vicenda: invito a riflettere su ciò, perché effettivamente nel romanzo si vede come i vincitori della guerra, una volta tornati alla loro terra, non trovino il destino che ci si aspetterebbe da un eroe. La guerra impone di combattere contro persone che nemmeno si conoscono in nome di un’ideale che spesso si è obbligati a sostenere, pena la condanna. 

Inoltre, l’eroismo non appartiene a chi va a combattere: è un concetto più grande e forse è stato frainteso per parecchio tempo: cosa rende un eroe tale? È vero, un eroe combatte, ma ciò che lo contraddistingue è proprio ciò per cui combatte e come. Un eroe è colui che prova paura di fronte a un ostacolo, ma lo affronta comunque, viene ferito e si rialza lo stesso. In generale quindi si può affermare che la caratteristica che definisce un eroe è la tenacia, e, a differenza di quanto si è soliti pensare, l’eroe non è una creatura semidivina con abilità straordinarie, ma è un essere umano che tramite le sue capacità riesce a fare qualcosa di straordinario. Inoltre è necessario smettere di incarnare l’ideale dell’eroe in qualcuno che di eroismo ne ha ben poco: eroe non è chi vive sul piedistallo e nemmeno chi aspira ad esserlo. In conclusione, ecco dimostrato come leggere possa trasformarsi in un modo per guardare il mondo con occhi diversi. 

Miriam Patrini 2D scientifico