Giornalino d'istituto Euridice

Riccardo Ferri: da Crema alla gloria

La nostra redazione sportiva ha avuto la fortuna di intervistare Riccardo Ferri. Considerato uno dei migliori difensori centrali della propria generazione, Ferri ha trascorso la maggior parte della carriera tra le fila dell’Inter, maglia con la quale ha collezionato 418 presenze vincendo una Coppa Italia, uno scudetto, una Supercoppa italiana e due Coppe UEFA; ha poi giocato per due anni con la Sampdoria, ritirandosi nel 1996.

L’incontro è avvenuto in occasione della quindicesima edizione del memorial calcistico Renato Ferri, dedicato al padre del campione, che si è tenuto domenica 5 maggio presso il centro sportivo Bertolotti di Crema.

La nostra redazione sportiva con Riccardo Ferri

Qual è il primo ricordo che hai legato al mondo del calcio?

I primi ricordi legati al mondo del calcio sono quelli più indelebili. Spesso mi scordo delle finali che ho giocato o di alcuni momenti vissuti da professionista, ma non mi dimenticherò mai delle emozioni che ho provato giocando da bambino. Ho moltissimi ricordi legati al calcio giovanile del cremasco, e proprio qui al Bertolotti ho mosso i miei primi passi, partecipando alle prime competizioni e vivendo i primi momenti insieme ai compagni.

Raccontaci un momento indimenticabile che hai vissuto sul campo da gioco

I momenti che ricordo con maggiore piacere sono gli esordi. Non mi scorderò mai dell’emozione provata durante la prima partita in Serie A, che rappresenta per un calciatore il coronamento di un sogno dopo tanti sacrifici. Anche l’esordio in nazionale under 21 e poi in nazionale maggiore (in quella partita segnai anche un gol!) sono indimenticabili, perché ti rendi conto che, dopo aver fatto tutta la trafila delle nazionali giovanili, stai rappresentando il tuo paese nel calcio professionistico. Ricordo con piacere anche le diverse competizioni a cui ho partecipato, in particolare le Olimpiadi a Los Angeles nel 1984, l’Europeo in Germania nel 1988 e il Mondiale in Italia nel 1990.

Che sensazioni provi a vedere così tanti giovani calciatori partecipare a una manifestazione che è così importante per te?

Sicuramente è una grande soddisfazione vedere così tanti giovani calciatori perché a quell’età il calcio è ancora privo di malizia e si pensa solo al divertimento e ai sani valori dello sport.

Poi provo una grandissima emozione: questa è una giornata commemorativa per mio padre, che mi ha supportato fin da quando giocavo nell’Atalantina e lungo tutte le tappe della mia carriera da calciatore. Ogni volta che si dà il fischio d’inizio a questo torneo mi emoziono e mi tornano in mente i bei momenti che ho vissuto con lui.

Continuando a parlare di giovani, qual è per te il talento più promettente del calcio italiano?

Durante questa stagione si sono messi in mostra tanti giovani calciatori, e fare i nomi risulterebbe limitante perché ne dimenticherei sicuramente qualcuno. Per la prima volta in tanti anni la Nazionale under 21 sta finalmente agendo da serbatoio per la Nazionale maggiore, e questo è un segnale di progresso sotto questo punto di vista. Se devo nominare una squadra che sta formando uno zoccolo di giovani italiani direi il Milan, che con Conti, Donnarumma e Cutrone sta formando dei grandi calciatori.

E sempre nel Milan gioca Plizzari, giovane e talentuoso portiere di Crema che abbiamo avuto l’opportunità di intervistare. Cosa pensi di questo giovane talento cremasco?

Ho conosciuto Plizzari qualche tempo fa, e posso dire che, aldilà dell’evidente talento, proviene da una solida famiglia, con valori sani, e questo è un aspetto importante. Mi auguro che possa trovare una collocazione da titolare per consolidare le proprie capacità. L’emergere del suo talento è un plauso al calcio giovanile del cremasco, che si conferma grande fornace di talenti: facciamo tutti il tifo per lui!

Nella trattativa che ha visto passare Nainggolan dalla Roma all’Inter, i nerazzurri hanno inserito come contropartita il giovane Zaniolo, lasciando intendere di non puntare su di lui. Pensi che sia proprio questa mancanza di coraggio di puntare sui giovani una delle cause della crisi del calcio italiano?

Sicuramente l’Inter ha commesso un errore di valutazione, perché Zaniolo era un giocatore di pura classe e che faceva la differenza nel settore giovanile. Purtroppo nel calcio bisogna fare delle scelte, e i nerazzurri hanno scelto di sacrificare un talento per arrivare a Nainggolan, che sembrava poter essere un giocatore decisivo; il fatto che la stagione del belga sia stata sotto tono ha alimentato ancora di più i dubbi sullo scambio. Ripeto: a volte bisogna fare delle scelte, ma mi auguro che questa scelta dell’Inter sia solamente un caso.

Cosa manca all’Inter di oggi per arrivare ai livelli della Juventus?

Io credo che a livello societario e di organico l’Inter sia la squadra più predisposta a fare il salto di qualità per raggiungere la Juventus.

A mio avviso però, per raggiungere il livello dei bianconeri è importante avere una programmazione mirata, che deve partire da un elemento imprescindibile: lo stadio di proprietà. Questo permetterebbe di avere degli incassi maggiori e di poter investire di più sul calciomercato, per fare acquisti mirati e di alto livello:

Il calcio di oggi è molto più legato alla tv e al mondo dei mass media rispetto al calcio che hai vissuto da protagonista. Tu che hai visto da vicino entrambi i mondi (Ferri ha lavorato come opinionista sportivo per Mediaset), credi che questo cambiamento sia positivo o negativo per questo sport?

Da un lato è stato un cambiamento positivo, perché nonostante nella realtà i calciatori siano praticamente inavvicinabili, ormai i tifosi conoscono molti aspetti della loro quotidianità grazie ai social. Questo ovviamente dà molta più visibilità, ma spezza anche l’interazione tra compagni di squadra: ormai in ritiro i giocatori interagiscono di meno tra di loro, e passano il loro tempo libero a curare i loro profili social. Mi ricordo che ai miei tempi, potevamo invitare i nostri amici ad Appiano Gentile (località dove si trova il Centro Sportivo Suning, all’epoca chiamato “La Pinetina”, dove l’Inter si allena) per giocare a carte anche durante i ritiri, e faceva più gruppo, e credo che i rapporti umani tra compagni di squadra fossero migliori.

Gabriele Gallo

4D scientifico

3 maggio 2019