Giornalino d'istituto Euridice

THE CLIMATE-STRIKE E I GIOVANI, FINALMENTE AGGUERRITI

Da Palermo a Milano, un’Italia mai vista prima. Grazie a Greta, siamo scesi in piazza con striscioni cartelloni ma senza paura

Venerdì 15 marzo in tutte le città italiane si è svolto lo sciopero degli studenti per l’ambiente e per il clima. 

Ciò che fa riflettere è il fatto che una ragazza di soli 15 anni, Greta Thunberg, dalla Svezia abbia fatto partire questa iniziativa, sedendosi sulle scale del Parlamento del suo paese con volantini e un cartellone fatti da lei stessa. Inseguito è stata affiancata da un gruppo di cinque ragazze. Si sono rifiutate di andare a scuola e da allora è partito un movimento di giovani in sciopero in tutto il pianeta. Da Washington a Mosca, da Beirut a Gerusalemme, da Shangai a Mumbai. Gli studenti che stanno scioperando sono in supporto alla scienza e conto le autorità, perché ritengono che chi detiene il potere non stia agendo e che tutti gli studenti e i giovani subiranno le conseguenze di questa noncuranza. Decine di migliaia di scienziati, d’altra parte, hanno rilasciato dichiarazioni in sostegno agli studenti e sulla necessità di agire. E presto.

 La giovane Greta è stata anche invitata a tenere un discorso alla Cop24 (Conferenza delle Parti sul Clima) tenutasi a Katowice in Polonia, venerdì 12 Dicembre, durante la sessione plenaria.

Queste le sue parole:
«Il mio nome è Greta Thunberg, ho quindici anni e vengo dalla Svezia. Parlo per conto di Climate Justice Now. Molte persone dicono che la Svezia è solo un piccolo Paese e non importa quel che facciamo. Ma ho imparato che non sei mai troppo piccolo per fare la differenza. E se alcuni ragazzi ottengono attenzione mediatica internazionale solo perché non vanno a scuola per protesta, immaginate cosa potremmo fare tutti insieme, se solo lo volessimo veramente.

Ma per fare ciò dobbiamo parlare chiaramente, non importa quanto questo possa risultare scomodo. Voi parlate solo di una infinita crescita della green economy, perché avete troppa paura di essere impopolari. Parlate solo di andare avanti con le stesse idee sbagliate che ci hanno messo in questo casino, anche quando l’unica cosa sensata da fare è tirare il freno di emergenza. Non siete abbastanza maturi per dire le cose come stanno, anche questo fardello lo lasciate a noi bambini.

A me, invece, non importa di risultare impopolare, mi importa della giustizia climatica e del pianeta. La civiltà viene sacrificata per dare la possibilità a una piccola cerchia di persone di continuare ad accumulare un’enorme quantità di profitti. La nostra biosfera viene sacrificata per far sì che le persone ricche in Paesi come il mio possano vivere nel lusso. È la sofferenza di molti a garantire il benessere a pochi.

Nel 2078 festeggerò il mio settantacinquesimo compleanno. Se avrò dei bambini probabilmente passeranno quel giorno con me e forse mi faranno domande su di voi. Forse mi chiederanno come mai non avete fatto niente quando era ancora il tempo di agire. Dite di amare i vostri figli sopra ogni cosa ma gli state rubando il futuro proprio davanti ai loro occhi. Finché non vi concentrerete su cosa deve essere fatto anziché su cosa sia politicamente meglio fare, non c’è alcuna speranza.

Non possiamo risolvere una crisi se non la trattiamo come tale: dobbiamo lasciare i combustibili fossili sotto terra e dobbiamo focalizzarci sull’uguaglianza. E se le soluzioni sono impossibili da trovare all’interno di questo sistema significa che dobbiamo cambiare il sistema. Non siamo venuti qui per pregare i leader di occuparsene. Ci avete ignorato in passato e continuerete a farlo. Siete rimasti senza scuse e noi siamo rimasti senza più tempo. Noi siamo qui per farvi sapere che il cambiamento sta arrivando, che vi piaccia o no.
Il vero potere appartiene al popolo. Grazie».

Sicuramente molti studenti italiani hanno partecipato allo sciopero del 15 marzo giusto per saltare scuola, ma di certo, dopo aver scioperato, qualcosa è rimasto impresso: dal fatto che c’è una seria crisi climatica, al fatto di sentirsi parte di un movimento che si sta ribellando alle autorità del mondo intero. Adesso chi ha partecipato in modo ingenuo, non può più fare finta di niente e fingere di non sapere.

Resta da chiedersi se questo sciopero porterà davvero a dei cambiamenti e se ha dunque funzionato non come un semplice campanello d’allarme.

Lascia pensare però a come una generazione, che sembrava andare a rotoli, possa aver fatto qualcosa anche solo scendendo in piazza con dei cartelloni. È la prova di una generazione ricca di speranze per il futuro. L’augurio di Greta è che non sia solo una notizia passeggera, ma un impegno quotidiano da parte di tutti. La differenza parte infatti m dal piccolo di ognuno di noi: fare in modo corretto la raccolta differenziata, utilizzare il posacenere quando si fuma, buttare la cicca nel cestino e non per terra.

Dunque, cosa succederà alla meglio gioventù?

Giulia Ribaudo 2A classico

2 aprile 2019